Con tutto il trambusto attorno all'inaugurazione della presidenza di Donald Trump e le sue recenti minacce contro i vicini di Canada, Messico e una serie di altri paesi dell'America Latina, oltre alla Groenlandia e i suoi 50.000 abitanti, è apparso come se i pesci grossi, Cina e India, potessero risparmiarsi le ire del nuovo presidente. Tuttavia, l'eventuale ottimismo nutrito dalle potenze del BRICS è stato rapidamente deluso questa settimana, quando Trump ha promesso di imporre dazi severi su queste e su qualsiasi altra nazione che “danneggi” l’economia degli Stati Uniti. Proprio mentre iniziano le celebrazioni dell'Anno del Serpente, al loro ritorno al lavoro la prossima settimana le autorità di Pechino potrebbero ritrovarsi con i postumi di una sbornia. Nel frattempo, l’economia indiana, già in difficoltà, potrebbe essere colpita in maniera particolarmente dura dalla nuova politica “America first”, in una fase in cui il paese sperava invece di voltare pagina.
Le azioni cinesi a maggiore capitalizzazione sono aumentate in media di oltre il 15% nel primo mese del 2025, con afflusso di capitali sia internazionali che nazionali. Dopo anni di solida crescita, nel terzo e quarto trimestre del 2024 le azioni indiane hanno perso valore, ma nel primo trimestre del 2025 sembrano essersi stabilizzate. Le valutazioni sono elevate in India e le prospettive di crescita sono altrettanto forti. In Cina, d'altro canto, i principali titoli tecnologici hanno rapporti prezzi/utili incredibilmente bassi. Ci si interroga ora su quanto pesanti saranno i dazi e quali settori ne soffriranno di più. In questo articolo, esamineremo i principali fattori capaci d'influenzare i titoli asiatici e cercheremo di anticipare possibili contromisure a tali fattori e ai dazi di Trump.
Quanto?!
Trump è stato particolarmente enigmatico circa l'entità dei potenziali dazi su Cina e India. Il nuovo presidente degli Stati Uniti ha paventato in momenti diversi cifre come 10%, 25%, 60% e persino 100%. Ora si ritiene che a partire da sabato (01/02) saranno introdotte tariffe del 10%. Tuttavia, in tipico stile Trump, questo potrebbe essere solo l'inizio. Fortunatamente, i paesi del BRICS sono molto più preparati per una guerra commerciale di quanto non lo fossero durante il primo mandato di Trump. Se il recente fiasco di DeepSeek ha dimostrato qualcosa, è che la Cina è in grado di fare molto di più, e con molto meno, di quanto non si pensasse inizialmente. Grazie all'uso più efficiente della memoria, la piattaforma di intelligenza artificiale cinese ha superato sia OpenAI che ChatGPT utilizzando solo chip Nvidia A100 obsoleti e pre-embargo.
Naturalmente, una riduzione del commercio con gli Stati Uniti costerà ai cinesi una notevole quantità di entrate dalle esportazioni, ma a quanto pare ora i cinesi non sarebbero così dipendenti dalla tecnologia statunitense come sembrava all'inizio. Anche l'India ha sviluppato il proprio commercio estero con il resto del mondo per diventare meno dipendente dagli Stati Uniti. Con le economie di entrambi i paesi sempre più basate sui servizi e incentrate sulla tecnologia e meno dipendenti dalle materie prime e dai prodotti manifatturieri, l'impatto dei dazi sarà meno pronunciato. Naturalmente, ci sarà probabilmente un impatto a breve termine sui mercati azionari di entrambi i paesi in caso di imposizione di dazi roboanti del 30% o più, ma probabilmente gli effetti saranno di breve durata se ci basiamo sulla recente saga latinoamericana.
Prezzi bassi
Nonostante il recente balzo dell'ultimo mese circa, i titoli cinesi sono stati in difficoltà rispetto alle controparti statunitensi, almeno dall'inizio della pandemia. Prima di allora, erano in vigore il divieto di Trump nei confronti delle ADR e le misure repressive interne alla tecnologia da parte del PCC. Di conseguenza, Alibaba, Baidu e Tencent sono tutte ai minimi pluriennali di HK$ 88,30, HK$ 87,80 e HK$ 401,20, e i rispettivi rapporti prezzo/utili a 18,9, 11,2 e 21,1. Queste sono ovviamente valutazioni incredibilmente basse per le aziende tecnologiche considerate le versioni cinesi di Amazon, Google e Apple. Ora che c'è una certa stabilità sul fronte di Hong Kong e tutti questi grossi nomi sono quotazioni consolidate sull'Hang Seng, nulla impedisce al capitale esterno di approfittare di questi prezzi allettanti.
In termini di politica nazionale, le autorità cinesi devono dirigere i fondi delle assicurazioni di proprietà statale per aumentare le partecipazioni azionarie delle azioni A-shares, rafforzando così il loro mercato azionario che annaspa. Sono state anche svelate una serie di misure per aumentare la fiducia degli investitori, tra cui programmi di swap e re-lending per acquisti di azioni per un totale di 8 miliardi di RMB. I titoli azionari indiane hanno intrapreso una strada leggermente diversa, ma rappresentano ancora un buon rapporto qualità-prezzo ai prezzi correnti. I giganti della tecnologia Wipro e Infosys hanno entrambi ancora rapporti prezzo/utili inferiori a 30 e devono ancora tornare ai massimi del 2022. Inoltre, entrambi pagano dividendi superiori al 2% e sono al sicuro dalle tradizionali misure tariffarie. Anche in caso di dazi pesanti, ci saranno comunque buoni affari da fare sia in India che in Cina e gli stimoli interni contribuiranno ad alimentare la domanda sia a livello locale che all'estero.
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