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stocks on the rise

Le azioni si apprestano a chiudere il 2023 su una nota positiva in un clima di insicurezza globale

Wed, 11/22/2023 - 14:14

Mentre ci dirigiamo verso l'ultimo mese del 2023, vale la pena notare che questo è stato un anno molto migliore per le azioni statunitensi, dopo due torridi anni di minimi sempre più bassi osservati nel 2021 e 2022. Nonostante l'enorme incertezza geopolitica in Europa, Medio Oriente e Asia, l'inflazione al di sopra dell'obiettivo e le carenze energetiche, le azioni sono in qualche modo riuscite a evitare i tipici cali associati all'instabilità globale. Da gennaio, i tre grandi indici statunitensi (Nasdaq 100, S&P 500 e Dow Jones Industrial Average) sono riusciti a guadagnare rispettivamente il 47,54%, il 18,9% e il 6,08% al momento della stesura di questo articolo (22/11/2023). E questa è solo parte della storia, poiché alcuni singoli titoli, come Microsoft, Tesla e Nvidia, sono cresciuti rispettivamente del 57,5%, 118% e 252,2%.

Mentre questi numeri da inizio anno sono ovviamente utili, è il momentum ciò che interessa principalmente agli investitori. La buona notizia è che gran parte di questi guadagni sono stati fatti negli ultimi 3 o 4 mesi, e non ci sono buone ragioni che facciano prevedere un rallentamento all'orizzonte. Come al solito, i principali fattori coinvolti rimangono la politica monetaria degli Stati Uniti, il mercato del lavoro e la fiducia dei consumatori, che al momento sembrano tutti abbastanza favorevoli ai rendimenti del mercato azionario. Con la fine dell'anno in vista, cercheremo di capire come questi fondamentali si potrebbero evolvere nei prossimi mesi e l'effetto previsto sulle azioni statunitensi.

Ben detto, FED

L'impatto della politica monetaria sulle azioni è ben noto e l'autorità di regolamentazione statunitense è senza dubbio la più influente fra tutte le banche centrali. Alla luce dell'inflazione galoppante del 2021 e 2022, la Federal Reserve degli Stati Uniti ha agito in modo deciso per aumentare i tassi di interesse, mentre le controparti in Europa e nel resto del mondo sono state titubanti, e ci è voluto quasi un anno di iperinflazione "transitoria" per convincerli. Nonostante un inizio difficile, la strategia della Fed ha dimostrato di essere quella corretta, poiché la pressione sui prezzi negli Stati Uniti si attesta a un salutare 3,24%, mentre gran parte della zona euro rimane al di sopra del 5% e alcune nazioni dell'UE continuano a fronteggiare un'inflazione a due cifre. Ci sono state molte speculazioni sul fatto che il regolatore statunitense abbia concluso l'attuale ciclo di rialzo dei tassi; il governatore della Fed Lisa Cook, infatti, ha sostenuto che l'attuale tasso al 5,25-5,50% è sufficiente per riportare l'inflazione all'obiettivo del 2%. Gli analisti di CitiBank hanno affermato in un articolo pubblicato all'inizio di questa settimana che "i funzionari della Fed hanno molto probabilmente finito di aumentare i tassi in questo ciclo", mentre lo strumento FedWatch del Gruppo CME valuta effettivamente le probabilità di un taglio dei tassi dopo il primo trimestre a circa il 57%. Inutile dire che l'ottima performance delle azioni negli ultimi tre mesi è stata favorita almeno in parte dal rapido calo dell'inflazione e dall'anticipazione della fine della politica interventista della Fed. Qualora questa ipotesi venisse confermata, non potrà che far bene alle azioni anche nel corso del 2024 inoltrato.

Numeri fortunati

L'altro importante fattore positivo che influenza gli asset a rischio elevato come le azioni è prevedibilmente il contesto macroeconomico più ampio, e questo è in genere misurato da indicatori economici chiave come il mercato del lavoro, l'emotività (sentiment) dei consumatori e i vari indici PMI. Nonostante l'elevata inflazione e l'incertezza generale, il mercato del lavoro statunitense è stato controintuitivamente il più forte degli ultimi anni. Secondo gli ultimi dati sui salari non agricoli, la disoccupazione è al 3,9%, con 297.000 nuovi posti di lavoro aggiunti a settembre e 150.000 a ottobre. Inoltre, si prevede che, durante le vacanze, l'occupazione stagionale favorirà un ulteriore incremento dei posti di lavoro in vista della fine dell'anno. E mentre il sentiment dei consumatori dell'Università del Michigan per gli Stati Uniti a novembre è basso e si ferma a 60,4, si prevede che migliorerà con l'attenuarsi delle tensioni globali e mano a mano che la buona performance del mercato diventerà evidente. Dopotutto, il sentiment dei consumatori si basa sulle opinioni soggettive della gente comune, che spesso tende a rimanere indietro rispetto al mercato. Per un'economia basata sui servizi come gli Stati Uniti, il PMI non manifatturiero è un importantissimo indicatore della salute economica generale e, nonostante non abbia raggiunto risultati straordinari, rimane saldamente al di sopra dei 50 da oltre sei mesi ed è probabile che salga ulteriormente, dato che durante le festività di Natale e Capodanno tende ad aumentare la domanda di beni e servizi. Non dimentichiamo che il mercato può spesso rimanere un po' indietro rispetto ai dati chiave – ecco perché in inglese vengono chiamati "leading indicators". Tenendoli a mente, questi numeri favorevoli combinati con una politica della Fed più accomodante potrebbero favorire la prosecuzione di un mercato azionario rialzista anche nel corso del prossimo anno.

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