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Mercati valutari contrastanti dopo l'ultimo rialzo dei tassi della Fed

Fri, 07/28/2023 - 15:17

Gli ultimi due anni sono stati duri per gran parte del mondo, ma a causa della forte insicurezza a livello geopolitico e dell'esorbitante costo dei combustibili, l'Europa è stata senza dubbio la regione più colpita. Ora, dopo un inizio del 2023 a dir poco nefasto, l'economia europea ha iniziato a dare segnali preoccupanti, a causa del rallentamento dell'industria manifatturiera rispetto alla controparte statunitense. Di conseguenza, l'euro e la sterlina britannica si trovano in una posizione precaria rispetto al dollaro statunitense, la cui economia interna sembra essere molto migliore, con un mercato del lavoro in ottima salute e un valore positivo dell'indice PMI del manifatturiero e terziario. Anche se l'estate ha offerto una breve tregua al vecchio continente carente di carburante, l'inverno arriverà presto e l'insicurezza energetica tornerà a fare capolino, mettendo in seria difficoltà l'economia europea.

Vivere in America

In netto contrasto con l'Europa, negli ultimi 12-18 mesi gli Stati Uniti hanno osservato un graduale miglioramento; la combinazione delle misure della Fed e l'aumento del commercio globale di risorse energetiche ha aiutato la più grande economia del mondo a uscire dalle terribili ristrettezze del 2022 e a riportare lentamente l'inflazione a livelli gestibili, aggiungendo al contempo un numero crescente di nuovi posti di lavoro non agricoli. Ora, l'auspicio è che questa ripresa lenta ma costante possa continuare e che l'inflazione possa essere riportata ai livelli obiettivo.

Come sostengono gli analisti di HSBC, i dati statunitensi supportano in gran parte questo scenario "Goldilocks", il che significa che la lenta discesa del dollaro USA potrebbe continuare, soprattutto se i dati al di fuori degli Stati Uniti si riveleranno più incoraggianti. Per quanto illogico sembri, un dollaro più debole è in realtà esattamente quello di cui l'economia statunitense ha bisogno in questo momento. Nei giorni della parità EUR/USD, raggiunta nel terzo trimestre 2022, i costi delle importazioni dagli Stati Uniti erano diventati proibitivi per l'UE. Tuttavia, a livelli di prezzo più ragionevoli, cioè pari o superiori a 1,10, le esportazioni di gas e di altri beni dagli Stati Uniti sono molto più attraenti. Tuttavia, dopo l'ultimo innalzamento del tasso dello 0,25% da parte della Fed, le probabilità di assistere a un incremento verso l'1,15 si sono assottigliate ulteriormente. In seguito alla decisione dell'ente regolatore statunitense, il biglietto verde si è rafforzato rispetto alla maggior parte delle principali valute mondiali.

Ma che dire dell'euro?

I problemi dell'Europa sono molteplici e ben noti. Oltre all'instabilità geopolitica e alla persistente crisi energetica, anche la produzione e la crescita dell'occupazione si trovano in una congiuntura negativa a lungo termine. Come è vero che il dollaro intende rafforzarsi, l'euro sembra muoversi su una traiettoria decrescente. Non è passato molto tempo da quando, — nel novembre 2022, — EUR/USD era alla parità. Ora, la possibilità di tornare indietro nella stessa direzione si sta rafforzando di giorno in giorno, una prospettiva che né l'Unione europea né gli Stati Uniti auspicano, in un momento in cui il Vecchio Continente avrà probabilmente bisogno d'importare gas naturale americano.

Dopo aver raggiunto un massimo locale di 1,12 a metà luglio, EUR/USD è ora scesa a 1,10. Purtroppo, la BCE è ancora in uno scenario di grande incertezza, in cui ha realmente bisogno di tagliare i tassi per stimolare l'attività economica. Ma non può farlo senza abbandonare la moneta unica. Per questo motivo, molti analisti prevedono un lungo periodo di debolezza per l'euro. In effetti, in una recente nota, la Danske Bank prevede che nei prossimi mesi la forza relativa dell'economia statunitense inciderà su EUR/USD, prevedendo un valore di 1,06/1,03 entro 6-12 mesi. Inoltre, non si tratta solo di una tendenza generale, ma di un problema specificamente incentrato sull'euro. Nell'arco di temo in cui l'euro ha perso l'1,8% rispetto al dollaro, la sterlina è riuscita a guadagnare il 2,5%.

Giappone in controtendenza

Come abbiamo accennato in precedenza, il dollaro statunitense è stato in grado di guadagnare contro molte delle principali valute mondiali dopo che la Federal Reserve ha annunciato il tanto atteso incremento dei tassi, ma una notevole eccezione a questa tendenza è costituita dallo yen giapponese. Il tutto può essere ricondotto alle dichiarazioni successive alla riunione della Banca del Giappone (BoJ), in cui è stata anticipata una "maggiore flessibilità" nei rendimenti dei titoli di Stato a 10 anni.

Ciò ha indotto immediatamente il titolo a 10 anni a salire a 0,575% per la prima volta dal 2014, e una caduta moderata di USDJPY, scesa a 139,54. Potrebbe non sembrare molto alla maggior parte degli occidentali, ma nel contesto di tassi di interesse negativi, è un fatto notevole. Poiché la BoJ continua a puntare su un'inflazione al 2%, molto probabilmente possiamo aspettarci che lo yen rimanga stabile. Si teme che i tassi ultra-bassi del Giappone rendano lo yen esposto alle vendite, ma non c'è nulla di nuovo, e — come abbiamo visto questa settimana — non ha impedito allo yen di guadagnare terreno sui suoi principali concorrenti. Non dimentichiamo che lo yen è anche un apprezzato bene rifugio e, in questo momento di persistente incertezza globale, questo sicuramente alimenterà l'interesse per la moneta asiatica.

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