Dopo un inverno relativamente mite, caratterizzato da domanda e offerta di petrolio per lo più in equilibrio, molti di noi sembrano aver dimenticato i prezzi terrificanti della scorsa estate. Con l'inflazione alle stelle e con molti ancora sconvolti dalla pandemia, i prezzi del greggio hanno raggiunto la penosa soglia dei 116 dollari al barile. Questo ha spinto in alto i prezzi alla pompa e ha avuto effetti a catena per una serie di settori di servizi correlati, come il trasporto merci, il trasporto passeggeri e la distribuzione locale, per citarne solo alcuni. Poi, a peggiorare le cose, le tensioni geopolitiche in corso nell'Europa orientale hanno portato a un aumento record dei prezzi del gas naturale, con il TTF olandese dell'UE salito da un prezzo medio per MWh già elevato di 93,16 euro nell'agosto 2021 a un massimo storico di 339,42 euro esattamente un anno dopo.
Dall'inizio di quest'anno, tuttavia, i prezzi di entrambe le principali fonti energetiche sono sostanzialmente precipitati, con il greggio WTI e Brent che si attestano ora (in data 29/08) rispettivamente a 80,65 e 85,12 dollari il barile. Il gas naturale è sceso ancora di più, con prezzi medi in UE attualmente a 36,40 euro per MWh e 2,55 dollari per milione di BTU per US Henry Hub (in calo dagli 8,81 dollari di dodici mesi fa). Con l'OPEC+ che rimane irremovibile sui tagli di produzione, la domanda dalla Cina post-zero COVID in aumento e in vista di un inverno che si prevede molto più rigido, molti investitori e trader si chiedono se questi minimi pluriennali nei mercati dell'energia siano sostenibili per molto ancora. In questo articolo, daremo uno sguardo generale ai mercati mondiali del petrolio e del gas e alle prospettive per il 2024.
Petrolio scivoloso
Come abbiamo già affermato, il prezzo del petrolio greggio di quasi tutte le varietà è rimasto abbastanza stabile dall'inizio dell'anno, con i prezzi che si sono aggirati intorno agli 80 dollari per gran parte del 2023. Ora, tuttavia, abbiamo iniziato a vedere qualche movimento più intenzionale; negli ultimi trenta giorni sia il Brent che il WTI, infatti, hanno guadagnato quasi il 12%. Non è un segreto che sia i sauditi che i russi abbiano mirato a sostenere i prezzi a livelli vicini a quelli attuali; Riyadh ora sta applicando tagli volontari alla produzione di 1 milione di barili al giorno per il terzo mese consecutivo e Mosca si è impegnata a ridurre la produzione nel mese di settembre di 300.000 barili al giorno.
Inoltre, a giugno l'organizzazione dei paesi esportatori di petrolio e i suoi alleati (OPEC+) hanno già concordato una riduzione dell'offerta totale fino alla fine del 2024. Ciò significa che in questo periodo probabilmente il mercato del petrolio sarà molto sensibile agli sbalzi della domanda, ed è esattamente ciò che abbiamo visto con i recenti rialzi in seguito all'aumento della domanda dalla Cina dopo la fine della politica zero-COVID. Gli esperti di Morgan Stanley "sospettano che la probabile traiettoria dell'offerta ancori il mercato intorno agli 80$/bbl, probabilmente in un intervallo compreso fra 75$/bbl e 85$/bbl", eppure la banca di investimento ha aumentato ulteriormente le previsioni sulla domanda da 1,8 a 2,1 milioni di barili al giorno e si aspettano un ritorno dei rialzisti nel quarto trimestre del 2023 e nel primo trimestre del 2024.
Cucine a gas
Se il petrolio è certamente un bene di prima necessità, il gas è una questione di vita o di morte, soprattutto quando l'inverno si avvicenda. E mentre l'anno scorso l'abbiamo scampata grazie alle temperature miti, gli ultimi dati suggeriscono che quest'anno sarà ben più dura. Con le temperature in picchiata e la domanda di gas naturale in aumento, non possiamo prevedere quanto in alto saliranno i prezzi. Dopo tutto, la situazione geopolitica attuale implica una carenza nell'approvvigionamento di gas a buon mercato e abbondante in Europa. Nonostante la possibile importazione dagli Stati Uniti, gli aspetti pratici di tale impegno potrebbero significare non solo prezzi più elevati, ma anche interruzioni dell’approvvigionamento.
Anche se recentemente la domanda è stata debole, lo scenario potrebbe cambiare molto presto. In primo luogo, è stata diffusa la notizia che il nuovo terminale tedesco di GNL si troverà ad affrontare notevoli ritardi nell'avvio delle operazioni, proprio nella fase in cui la Norvegia ha annunciato la chiusura per manutenzione del giacimento di gas Troll. E con le principali riserve in UE al di sotto del 90% delle proprie capacità, questo potrebbe presto diventare un problema se la stagione fredda iniziasse prima del previsto. Inoltre, i rischi sul lato dell'offerta non si limitano all'Europa, in realtà sono globali. In Australia, Chevron è ancora nella morsa di turbolenze settoriali che hanno visto i lavoratori del GNL in sciopero per un aumento della retribuzione. Finché i sindacati non approveranno una proposta aggiornata, ciò renderà inevitabile un aumento dei prezzi globali. Dato l'attuale mix di scarse forniture e imminenti aumenti della domanda, nelle prossime settimane i prezzi del gas naturale Henry Hub potrebbero salire al di sopra di 3 dollari, soprattutto se l'opinione e le notizie attuali rimarranno su questi toni.
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