L'anno finora è stato relativamente positivo per le azioni statunitensi, con tutti e tre i maggiori indici statunitensi, Nasdaq 100 (+40,76%), S&P 500 (+16,68%) e Dow Jones Industrial Average (+4,56%) in rialzo da inizio anno in misura significativa. Tutto ciò dopo un 2022 davvero devastante, che ha visto i titoli tecnologici statunitensi particolarmente sofferenti.
La buona performance è quasi incomprensibile a fronte delle desolanti condizioni globali, dove imperversano instabilità geopolitica, aumento della pressione sui prezzi e carenza di energia. Ancora una volta, il mercato ci ricorda quanto possa essere imprevedibile. Come sempre, tuttavia, la macroeconomia rimarrà un fattore primario in qualsiasi analisi della performance a medio-lungo termine delle principali classi di asset, comprese azioni e indici.
E mentre il mondo si preparava per il rilascio degli ultimi importanti dati sull'inflazione negli Stati Uniti del 13 settembre 2023, che contribuiranno senza dubbio a determinare la politica della Fed sui tassi di interesse, investitori e trader erano alla ricerca di eventuali suggerimenti sulla direzione in cui si muoverà il mercato nel quarto trimestre del 2023. In vista del rilascio, le azioni hanno subito una leggera correzione al ribasso, mentre il petrolio è riuscito a consolidare i recenti guadagni in risposta all'imminente pubblicazione, ma cosa significa esattamente e in che modo influenzerà le azioni e altri importanti strumenti?
Inflazione non ancora alle spalle
L'ultimo rapporto sull'indice dei prezzi al consumo ha rivelato che, lungi dal dissolversi, l'inflazione in agosto ha raggiunto il 4,3% su base annua, con gli alti prezzi dell'energia che minacciano di mantenere l'inflazione complessiva nel prossimo futuro al 3,7% e oltre ancora. Si tratta di un valore leggermente peggiore rispetto alla lettura prevista del 3,6%, ma sono gli aumenti delle spese principali, come benzina (+10,6%) e affitto (+0,5%), che peggiorano la situazione.
Inoltre, i costi dell'energia — e del gas naturale, in particolare — aumenteranno ulteriormente con l'arrivo dell'inverno. E questo inverno è destinato ad essere freddo. Se questi numeri mostrano qualcosa, è che difficilmente raggiungeremo il tasso d'inflazione target della Fed entro Natale, almeno non in maniera organica. Ciò significa che il regolatore statunitense potrebbe ancora essere costretto a intervenire con ulteriori incrementi dei tassi, che spingeranno in alto i tassi di finanziamento dei consumatori e, di conseguenza, ridurranno il reddito disponibile per gli investimenti della gente comune.
Questo impatto sarà ulteriormente esacerbato dall'aumento dei prezzi del riscaldamento centrale e della benzina, lasciando un residuo minimo alla fine del mese. Come accennato in precedenza, le azioni statunitensi erano già scese in nottata nel mercato dei futures, con l'S&P 500 (.SPX) in calo dello 0,6% e il Nasdaq in perdita dell'1%. Ciò sembra suggerire che lo smart money si aspettasse già dei dati sull'IPC peggiori del previsto. Tuttavia, ciò non ha comportato cali significativi durante le sessioni di trading regolari di mercoledì, il che potrebbe essere un segnale positivo a lungo termine.
(Petr)oli essenziali
Il petrolio sta riuscendo a trattenere i recenti guadagni e si prepara per ulteriori rialzi nel quarto trimestre del 2023 e nel primo trimestre del 2024. Abbiamo già visto i prezzi alla pompa aumentare di quasi il 10% questo mese e, con il prezzo del greggio ancora in aumento, chissà dove arriveremo. La produzione industriale è in aumento in Cina e in India e, per sostenere il settore, serve carburante. In effetti il gigante statale cinese dell'energia, Sinopec, ha recentemente indetto una gara d'appalto per ben 25 carichi di GNL tra ottobre 2023 e dicembre 2024. Nonostante la rivoluzione verde, i veicoli con motore a combustione interna sono ancora di gran lunga i più numerosi in Europa e negli Stati Uniti e molte persone guidano di più in inverno a causa del freddo.
Alla luce del previsto aumento della domanda, gli effetti dei tagli alla produzione dell'OPEC+ saranno ancora più pronunciati. Dobbiamo ricordare che l'Arabia Saudita e la Russia hanno recentemente concordato di estendere i rispettivi tagli di 1 milione di barili al giorno e 300.000 barili al giorno fino alla fine del 2023. Con il Brent già sopra i $ 90 al barile per la prima volta in quasi un anno, potrebbe profilarsi un'altra crisi energetica, a meno che la pressione sul lato dell'offerta non si allenti.
Il gas naturale, d'altra parte, è ai minimi pluriennali e distante anni luce dai prezzi che abbiamo visto alla fine del 2022. Data l'instabilità geopolitica in Europa e il freddo inverno previsto, la domanda è destinata a salire alle stelle. Senza un approvvigionamento di gas stabile attraverso le rotte tradizionali, è probabile che il GNL rappresenti ancora una fetta enorme del mix energetico del Vecchio Continente, quindi nei prossimi mesi potremmo dover tenere d'occhio l'Henry Hub.
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