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Farmer protests puts spotlight back on commodities 

Le proteste degli agricoltori spostano di nuovo i riflettori sulle materie prime

Thu, 02/15/2024 - 10:09

Molti di noi pensavano che, dopo la fine della pandemia, la situazione sarebbe tornata alla normalità. Beh, nulla di più sbagliato! Da allora, abbiamo dovuto affrontare iperinflazione, aumento dei prezzi dell'energia, instabilità geopolitica, conflitti internazionali e molto altro ancora, senza scorgere una luce alla fine del tunnel. Stavolta sono gli agricoltori europei a essere ancora una volta sul piede di guerra, con l'ultima serie di proteste che hanno portato al blocco di diverse grandi capitali, comprese Bruxelles e Parigi, nonché di una serie d'importanti valichi di frontiera in tutto il Vecchio Continente.

Si tratta di una crisi che si protrae da tempo, ma sembra che il catalizzatore principale di queste ultime iniziative sia il cosiddetto Green Deal dell'UE, che prevedrebbe un taglio alle sovvenzioni, in particolare per quanto riguarda il gasolio agricolo. Per gli agricoltori si tratta di un semplice calcolo economico: i costi aumentano e aumenteranno ulteriormente, eppure i prezzi per i loro prodotti sono in calo, in un contesto in cui pesano le esenzioni tariffarie sulle importazioni a basso costo di cereali ucraini.

Sembrerebbe tuttavia che l'azione degli agricoltori stia invertendo questa tendenza. Solo nell'ultimo mese, il grano è aumentato di un 10% pieno, superando l'importante cifra dei 600 $ a staio, e si appresta a salire ulteriormente mentre le proteste continuano. Dato il prezzo di circa 1200 $ nel maggio 2022, c'è un sacco di spazio per ulteriori aumenti. E con i prezzi del petrolio che nel frattempo aumentano a causa di svariati fattori geopolitici, gli investitori farebbero certamente bene a valutare la proprie quote di prodotti agricoli ed energetici nei prossimi mesi. In questo articolo, daremo un'occhiata ad alcuni dei principali fattori che muovono questi mercati, mentre cerchiamo di prevedere dove potrebbero dirigersi nel resto dell'anno.

La politica fa girare il mondo

Pur costituendo solo il 4% della forza lavoro europea, gli agricoltori rappresentano un ingranaggio vitale del sistema, senza il quale l'Europa mancherebbe di sicurezza alimentare. Ciò è tanto più importante con l'aumentare delle tensioni globali, e Bruxelles farebbe bene a riconoscerlo. C'è molta concitazione negli ambienti politici che circondano l'European Net-Zero Industry Act (NZIA) e il Green Deal, ma molti agricoltori temono che i requisiti siano impraticabili e che difficilmente possano dare frutti. Obiettivi quali il dimezzamento dei pesticidi, la riduzione del 20% dell’uso di fertilizzanti, l’assegnazione di terreni aggiuntivi a uso non agricolo e il raddoppio della produzione biologica al 25% in tutti i terreni agricoli UE  entro il 2032  sono considerati dai produttori totalmente irrealistici.

Inoltre, la sovvenzione annua di 55 miliardi di euro, nota come politica agricola comune (PAC), ha incoraggiato il consolidamento delle aziende agricole e favorito le aziende più grandi. In effetti, la PAC ha visto il numero di aziende agricole nell'UE diminuire di oltre un terzo dal 2005, determinando una concentrazione di proprietà terriere di dimensioni eccessive, i cui bassi margini costringono a massimizzare la produzione, un modello di business decisamente non verde. Con la NZIA che impone l’obbligo giuridico di rispettare questi obiettivi a "zero netto", è difficile immaginare come i produttori agricoli dell'UE possano sopravvivere senza aumentare vertiginosamente i prezzi di prodotti di base come il grano. Il palliativo di consentire importazioni a basso costo dall'Ucraina e oltre è in ultima analisi autolesionistica e rende l'Europa vulnerabile in uno scenario di conflitto.

Un doppio colpo

Come abbiamo accennato in precedenza, l'aumento dell'ostilità e la minaccia della guerra globale dovrebbero portare in primo piano le questioni riguardanti la sicurezza alimentare. Tuttavia, un altro importante effetto del conflitto mondiale è stato l'aumento dei prezzi dell'energia, altra proverbiale goccia che fa traboccare il vaso per gli agricoltori. Nelle ultime settimane, petrolio, elettricità e gas sono aumentati bruscamente, con Brent e Light Sweet in rialzo rispettivamente del 10% e del 9%, mentre l'OPEC+ ha esteso i tagli volontari alla produzione per un altro trimestre. I future sul gas naturale Henry Hub possono anche tendere al ribasso, ma i prezzi sono ancora significativamente al di sopra dei livelli pre-pandemia, e un approvvigionamento sicuro e affidabile per l'Europa è ancora lungi dall'essere garantito. Ora i costi del gasolio sono notoriamente sovvenzionati per i lavoratori agricoli europei, ma si tratta di una goccia nell'oceano se si considera che molti paesi godono di prezzi alla pompa pari a circa il 30% del prezzo medio europeo al litro.

Con la volontà dell'Unione europea di ritirare gradualmente il sostegno alle sovvenzioni per i carburanti "sporchi" come il gasolio, qualcosa dovrà essere fatto. In assenza di altri fattori, l'unico risultato possibile è un aumento dei prezzi dei prodotti agricoli prodotti nell'UE. Questo, ovviamente, non tiene conto della possibilità che Bruxelles continui a consentire la vendita senza dazi delle importazioni di bassa qualità da paesi esterni. Tuttavia, si tratterebbe di una richiesta politicamente difficile, tenuto conto dell'impatto ambientale del processo produttivo in tali paesi e del danno apparentemente irragionevole per i produttori comunitari. In questo contesto, l'aumento dei prezzi del frumento e del petrolio a breve termine e la loro permanenza a livelli elevati sembra giustificata.

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